di Giancamillo Palmerini
La popolazione giovanile rappresenta la componente della società che, sicuramente, è stata maggiormente colpita dalla crisi economica, sociale ed occupazionale ancora in atto. Nel nostro paese nel 2012, ad esempio, il tasso di disoccupazione giovanile (tra i 15 ed i 24 anni) è stato pari al 35,3% ed i dati relativi alla prima metà del 2013 registrano, ahimè, un ulteriore rialzo, con una dinamica sostanzialmente analoga tra maschi e femmine (per le quali si registra, inoltre, un minor tasso di partecipazione al mercato del lavoro). Particolarmente grave è, quindi, la situazione del Mezzogiorno, dove il tasso di disoccupazione giovanile rasenta il 45% e quello di occupazione è bloccato al 13,2% (a fronte del 18,6% nazionale e del 32,8% della media europea).
Preoccupa, in particolare, il fenomeno dei giovani 15-24enni non impegnati in un’attività lavorativa, né inseriti in un percorso scolastico o formativo (i cd “NEET”) che sono stimati in circa 1,27 milioni (pari al 21% della popolazione di questa fascia di età). Una percentuale, questa, che supera addirittura il 30% in alcune delle più importanti regioni del Mezzogiorno (Campania, Calabria, Sicilia).
In questo quadro l’Unione Europea ha approvato, nell’aprile scorso, una raccomandazione finalizzata all’istituzione di una “Garanzia per i giovani” (youth guarantee). Con questo documento l’Europa invita, sulla scia delle migliori “best practices” realizzatesi in questi anni in alcuni paesi quali l’Austria e la Finlandia, gli Stati a garantire ai giovani con meno di 25 anni un’offerta qualitativamente valida di lavoro, di proseguimento degli studi, di apprendistato o di tirocinio o altra misura di formazione entro quattro mesi dall’inizio della disoccupazione o dall’uscita dal sistema di istruzione formale.
Nell’ottica d’implementare tale misura anche nel nostro paese, il “Governo Letta”, con una specifica previsione del cd “Pacchetto Lavoro”, ha istituito un’ apposita struttura di missione che coinvolge, oltre ovviamente al Ministero del Lavoro e alle sue agenzie tecniche (ISFOL e Italia Lavoro), l’INPS, il Ministero dell’Istruzione, il Ministero dello Sviluppo Economico, il Dipartimento della Gioventù, le Regioni e Province Autonome, le Province e Unioncamere.
Tale gruppo di lavoro ha così pubblicato, nei giorni scorsi, un primo documento preparatorio per la definizione di un piano nazionale per l’attuazione della “youth guarantee” nel nostro paese già a partire dai prossimi mesi.
Con tale iniziativa si tenta infatti, pur nel rispetto dell’autonomia dei diversi livelli di Governo (in particolare le Regioni), di creare un quadro di riferimento condiviso. Su questa base sarà perciò compito della struttura di missione definire, entro il prossimo 31 dicembre, il vero e proprio piano nazionale per la promozione della garanzia per i giovani nel nostro paese.
C’è da auspicarsi quindi che nel proseguo di questo percorso (appena iniziato), si riescano, almeno questa volta, a superare vecchi retaggi ideologici e pregiudizi culturali e che tutti gli attori coinvolti (a partire dalle parti sociali e della istituzioni formative) mettano in campo le loro migliori energie per vincere questa sfida cruciale per il futuro de nostro paese e dell’Europa tutta.