03/10/2013 Disoccupazione ai massimi dal 1977. Giovani in fuga dall'Italia
Il mercato del lavoro regala l’ennesima fotografia sconfortante. A scattarla questa volta sono contemporaneamente Cnel, Istat e Coldiretti. Il Cnel dice che tra il 2008 e il 2012 – gli anni più pesanti di questa crisi infinita - i disoccupati ufficiali sono aumentati di oltre un milione di unità precisando che «l’area della difficoltà occupazionale» registra un aumento di circa due milioni di persone. Un’area che – manco a dirlo – ha il suo epicentro nel Mezzogiorno.
A pagare il prezzo maggiore sono come al solito i giovani. Proprio oggi l’Istat ha certificato l’ennesimo record negativo: ad agosto la disoccupazione giovanile ha toccato quota 40,1% (quella complessiva è salita al 12,2%, al top dal 1977). Colpa anche delle riforme pensionistiche che hanno “gonfiato” la partecipazione degli over55 al mercato del lavoro: secondo lo studio del Cnel sono quasi 277mila persone in più rispetto al 2011, dei quali la maggior parte occupati (+ 6,8% rispetto al 2011).
Il tasso record di disoccupazione giovanile ha spinto più di 400mila laureati italiani, dottorandi inclusi, a scappare all’estero. Lo segnala Coldiretti, in un’analisi elaborata su dati Ocse. Quasi l’8% dei "cervelli" intervistati ha scelto l'emigrazione sulla scia delle «opportunità lavorative che l’Italia non offre più». Ma il bilancio potrebbe peggiorare: il 59% dei giovani studenti si è dichiarato pronto a espatriare per la stessa ragione. I rischi di questo fenomeno? Inceppamenti nel ricambio generazionale e rallentamento della ripresa.
In questo scenario molto negativo, un segnale positivo - pur timido - è rappresentato dal numero di occupati che frena l'emorragia: ad agosto gli occupati sono 22 milioni e 498mila unità, una cifra sostanzialmente invariata rispetto al mese precedente, anche se in calo dell’1,5% su base annua (347mila posti in meno).
Interessante anche l'analisi di genere: ad agosto l'occupazione maschile diminuisce dello 0,4% (-47mila unità) in termini congiunturali mentre cresce di 46mila unità quella femminile (+0,5%). Le donne "attive" sono ora più del 42% delle forze lavoro (40,5% nel 2007). Il tasso di occupazione femminile è al 41,6% (dal 39,7% del 2007) con una crescita dell'1,2% rispetto al 2011 (109mila occupate in più). Continua, però, a persistere il fenomeno della disparità di genere: le professioni in cui si concentra la presenza femminile sono poche e generalmente poco qualificate.
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