Tra il porto e l'orizzonte - XIII Convegno Nazionale di Pastorale giovanile
I giovani? Camaleonti adattabili al dinamismo incalzante, sono ricci nei confronti delle istituzioni (Chiesa inclusa). Sanno adattarsi alle condizioni lavorative, anche se nutrono risentimenti nei confronti di un Paese che sono convinti non sappia valorizzarli. Desiderano una famiglia, che possa accogliere almeno un paio di bambini; una famiglia che sia luogo di rifugio. Considerano la felicità una possibilità a sprazzi, più che un filo che possa accompagnare la vita. Le figure che considerano di riferimento le trovano nella famiglia, soprattutto nella famiglia, e negli amici. Hanno scarsa fiducia nelle istituzioni, compresa la Chiesa, anche se questa gode di una credibilità maggiore, grazie soprattutto alla persona del Papa.
Martedì 11 febbraio Nando Pagnoncelli ha catturato l’attenzione dei responsabili di pastorale giovanile, riuniti a convegno a Genova, snocciolando i dati sulla condizione dei giovani, a partire da quelli offerti dal Rapporto dell’Istituto Toniolo e dalla ricerca realizzata dall’Ipsos.
Da abile sondaggista, ha disegnato un Paese che non solo sta invecchiando rapidamente, ma fatica a rinnovarsi: una regressione statistica dalla inevitabili ricadute sulla sostenibilità previdenziale, sulla diffusione dei consumi, sui processi di autonomia dei giovani. Dopo aver rilevato i dati relativi alla disoccupazione ed essersi soffermato con toni preoccupanti sugli inoccupati, ossia su quanti sono così sfiduciati da non cercare nemmeno più un lavoro, Pagnoncelli ha aiutato a leggere la fotografia di quanto attraversa le nuove generazioni. Manifestano una grande disponibilità ad andare all’estero, nella percezione che altrove il mercato del lavoro sia più aperto e capace di valorizzare le loro competenze, ha spiegato, rilevando come questo sentimento alimenti un risentimento nei confronti del Paese, di cui sono convinti che stia andando in direzione sbagliata. Sono giovani che, di fatto, hanno una grande capacità di adattamento alle condizioni di occupazione che incontrano e delle quali uno su due si dice non soddisfatto. Non credono – ha proseguito – in una felicità che possa accompagnare l’esistenza, ma in qualche suo sprazzo.
Soprattutto, Pagnoncelli si è soffermato su cosa per le nuove generazioni rappresenta la famiglia. Oltre ad essere un enorme ammortizzatore sociale, capace di integrare i redditi dei giovani e di sostenerli con i propri servizi di cura, la famiglia rimane il luogo in cui circa un 68% dei giovani tra i 17 e i 34 anni ancora vivono. È una famiglia profondamente cambiata nella sua tipologia: in misura crescente, è composta da un solo componente, per lo più anziano; spesso – un quinto del totale – non ha figli o ha un figlio solo (9%).
Con tutto ciò, proprio la famiglia rimane in cima ai desideri dei giovani e mantiene un ruolo centrale nella proiezione sul futuro: per circa il 60% di loro l’obiettivo principale è formarsene una, che ha il volto di due o più figli.
Proprio nella cornice della famiglia i giovani dicono di ritrovare le figure di riferimento: la mamma specialmente (apprezzata perché è disinteressata, pensa al mio bene, non mi giudica), il papà (“è autorevole, sa darmi il consiglio giusto”), quindi gli amici (“capiscono i miei problemi”)